La vittoria di Madrid non solo ha messo in scena una prestazione sontuosa da parte del Milan, ma potrebbe anche rappresentare un fondamentale punto di svolta per la stagione rossonera: battere i campioni d’Europa in carica (in casa loro) mettendo per tre volte la sfera alle spalle dell’estremo difensore Blancos, non solo è motivo di orgoglio ma deve anche essere la concreta dimostrazione che qualcosa di importante all’interno del gruppo si sta muovendo e consolidando.

Spesso quando si analizzano le partite del Milan, è inevitabile notare come in fase difensiva ci siano delle lacune: tra campionato e Champions League, i rossoneri hanno subito 17 gol in 15 partite disputate; dato ancor più impietoso se si considerano i gol fatti, 24, con una differenza reti dunque pari a 7. E’ evidente che al Milan manca una continuità realizzativa: la squadra di Fonseca gioca bene fino alla trequarti, da lì in poi iniziano i problemi.

Alvaro Morata si trova a quota 3 reti in 12 partite: con una media di un gol ogni 4 partite. Per l’attaccante di punta del Milan i numeri non sono confortanti, nonostante l’enorme lavoro di sacrificio che lo spagnolo mette in campo in ogni match. L’ex Atletico Madrid e Juventus non è mai stato “un bomber” e ciò è certificato dal fatto che ha raggiunto la doppia cifra in termini realizzativi solo una volta, quando vestiva la maglia dei bianconeri nella stagione 2020/21. Se fin qui Morata non ha brillato, lo stesso si può dire anche di Tammy Abraham, a quota 1 gol come Leao, Okafor e Chukwueze; senza dimenticare Jovic (a quota 0) che addirittura non sembra rientrare nei piani di Fonseca. Per trovare il vero mattatore del Milan è necessario dunque “uscire” dalla categoria attaccanti…

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