Arabi al Milan? Un documento conferma contatti con PIF
Gli atti della Procura di Milano svelano il piano per l’ingresso nel Club del ricchissimo fondo saudita.
Tra RedBird e gli arabi di PIF, il fondo sovrano saudita, nei mesi scorsi ci sono stati contatti. Lo confermano le carte al vaglio della Procura di Milano che sta indagando sulla vendita del Milan avvenuta nell’estate del 2022. “L’idea di un Club globale, cioè con una proprietà divisa tra l'America e il Medio Oriente, non era un'indiscrezione giornalistica” scrive questa mattina la Gazzetta dello Sport.
Il fondo PIF azionista del Milan: il piano
Il documento in mano ai PM (intitolato “AC Milan Investor Presentation”) indica il fondo PIF come l'investitore destinato a entrare nella proprietà del Milan, e con tanto di quote già definite: per i sauditi il piano prevedeva l’acquisizione del 41,7% del Milan “tramite il riacquisto dell'80% del Vendor Loan per 487,5 milioni di dollari” sottoscritto tra RedBird e il fondo Elliott. Cardinale sarebbe rimasto quindi socio di maggioranza del Club.
Il fondo sovrano dell'Arabia Saudita ha in gestione un capitale netto di 861 miliardi di dollari (10 miliardi il patrimonio di RedBird) e vorrebbe raggiungere quota mille miliardi entro la fine del 2025. In Europa PIF è già proprietario del Newcastle in Premier League (e questo per le norme Uefa e certamente un problema): il club inglese venne acquistato dal fondo saudita nel 2021 per 350 milioni di euro. Nella Saudi Pro League PIF controlla invece quattro grandi club.
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Il Vendor Loan tra Elliott e RedBird e il ruolo dei sauditi
La Gazzetta dello Sport spiega meglio il meccanismo che sta dietro l’operazione. RedBird Capital Partners di Gerry Cardinale ha ricevuto da Elliott nel 2022 un prestito da 550 milioni, rimborsabile in 3 anni con un tasso d'interesse del 7%. Entro fine 2025 Cardinale dovrà quindi restituire al fondo della famiglia Singer circa 665 milioni, interessi compresi. “La quota che Pif avrebbe rilevato dalla Elliott Management Corporation sarebbe stata convertita in equity - scrive la Gazzetta -, possibilità questa che non compare negli atti, facendo del gigante saudita il secondo azionista del Milan”.