Categorico, Gerry Cardinale smentisce le voci secondo le quali sarebbe in procinto di cedere il Milan, magari a una cordata arabo. Il fondatore e ceo di RedBird Capital Partners, fondo a capo del club rossonero al Corriere della Sera mette a tacere ogni illazione:

Voglio essere categorico: è completamente falso. Sono qui per starci a lungo, ho un lavoro da fare. Mi sono impegnato a riportare il Milan in vetta alla serie A e all’Europa e non mi fermerò prima di aver raggiunto questi risultati. E quando li avremo raggiunti, vorrò raggiungerli ancora. I contatti in Medio Oriente? Ho un ufficio a Dubai, uno ad Abu Dhabi, ne sto aprendo uno a Riad. RedBird ha molti interessi in questi Paesi.

L'obiettivo di Cardinale non cambia. È uno e uno solo: vincere. Il percorso del Milan verso il successo è solo alle battute iniziali.

Abbiamo cambiato tanto e ci vuole tempo per creare un team coeso. Siamo comunque in crescita, vicini al secondo posto, e di questo va dato merito a giocatori, staff, allenatore.

Cardinale: «Pioli? Non licenzio tanto per cambiare»

Ecco, l'allenatore: Stefano Pioli è per molti in discussioni, su siti, social e giornali da mesi si parla del suo prossimo sostituto. Cardinale però non è intenzionato a cambiare (come peraltro anticipato ieri su noimilan.it):

Sarò soddisfatto quando vinceremo la Champions. Ma non essere contento in un certa fase non si traduce necessariamente nel licenziare l’allenatore. Credo che Pioli stia facendo un buon lavoro in una situazione non facile, con una squadra molto rinnovata, non cedo alla tentazione di “licenziare” qualcuno tanto per cambiare qualcosa. Io dico: il campionato è ancora lungo, può succedere di tutto, stiamo a vedere. Dobbiamo migliorare in tante cose, con gli infortuni per esempio. Tutti, a partire da me, devono fare un lavoro migliore. Ma io non mi licenzierò, sarò qui per tanto tempo. Nessuno vuole vincere più di me.

Pioli e Cardinale

RedBird e il prestito con Elliott: Cardinale spiega…

Nella lunga intervista al Corriere della Sera, Gerry Cardinale ha anche chiarito il tema legato al prestito con Elliott, il fondo proprietario del Milan dal 2018 al 2022:

Sono io che l’ho voluto, perché Elliott ha fatto un grande lavoro. Nessuno mi ha messo una pistola alla tempia. Si può non essere d’accordo con le mie strategie, ma non inventarle. Sono un esperto di corporate finance: supporre che a 18 mesi da queste scelte io stia incontrando difficoltà è privo di fondamento. Sarebbe meglio stimolare dibattiti su come riportare la serie A a essere un campionato di riferimento, o sull’importanza per i club di stadi moderni.

Zirkzee, obiettivo Milan: la bozza del piano Moncada
De Zerbi sul Milan: «Per me non è un Club normale»