Sacchi: «Il Milan ha sbagliato il mercato, ecco cosa manca»
L'ex tecnico rossonero e ct azzurro parla alla Gazzetta: «Il mercato non è stato fatto bene. E non mi riferisco solo alle qualità individuali».
Bocciato, Arrigo Sacchi non ha dubbi. Alla luce dei risultati finora ottenuti, e ancor prima delle prestazioni mostrate in campo dalla squadra, la campagna acquisti estiva del Milan non merita la sufficienza. Qualcosa sul mercato va rivisto.
Il mercato non è stato fatto bene. E non mi riferisco solo alle qualità individuali, visto che Pulisic ha offerto un ottimo rendimento e Loftus-Cheek dopo un inizio difficile è cresciuto. Ma sarebbe servito un difensore centrale affidabile e soprattutto un centravanti valido, che facesse rifiatare Giroud. Purtroppo è difficile integrare tanti stranieri insieme. E ho l’impressione che molti acquisti non siano stati decisi o almeno condivisi da Pioli e, se davvero fosse così, sarebbe un errore grave. In generale credo che il modo in cui è stata composta la rosa non sia quello giusto, non ho visto un progetto come era accaduto nel recente passato, ma una serie di operazioni slegate una dall’altra. E così è difficile creare una squadra competitiva.
Maldini e l'algoritmo
Lacune evidenti che Gerry Cardinale e Zlatan Ibrahimovic (intervenuti ieri a un summit a Londra organizzato dal Financial Times) dovranno colmare con urgenza nei prossimi mesi, probabilmente anche prendendo decisioni drastiche. Il mercato di luglio e agosto darà risposte…
Nell'intervista rilasciata alla Gazzetta a Sacchi viene chiesto se sia stata sottovalutata la competenza di Maldini e sopravvalutata quella dell’algoritmo. La risposta di Arrigo:
Paolo aveva fatto molto bene, rispettando i bilanci e la storia del Milan. Aveva scelto un allenatore che cercava di uscire dal tatticismo per diventare uno stratega e lo aiutava non solo sul mercato, ma giorno dopo giorno. Temo che Pioli si sia sentito un po’ abbandonato dopo la decisione di fare a meno di Maldini. Io non conosco gli americani e nemmeno Furlani. Mi auguro che in società non ci siano diverse anime, altrimenti si rischia. Ai miei tempi c’era una catena di comando chiara: Berlusconi, Galliani, Braida, io. Avevamo tutti la stessa idea di calcio. I dirigenti erano competenti e insieme rispettavamo lo stile del club. Lo stile ti dice chi sei e dove vai. Qual è oggi lo stile del Milan?
Guardando al campo, al calcio giocato, questo Milan spesso appare spezzato in due tronconi, privo di equilibrio. Stefano Pioli ha molte responsabilità:
È bravo e deve fare in modo che non accada più. Vedo che spesso Pioli viene criticato, io non gli darei troppe colpe perché vanno valutati anche il contesto e il gruppo a disposizione. Il Milan a volte dà l’impressione di non saper stare in campo, poi azzecca cinque o sei partite, poi ripiomba nel caos. Non c’è equilibrio sul terreno di gioco e non c’è continuità nei risultati. Così non si va da nessuna parte. Se un giocatore non si sacrifica, se non corre all’indietro rapidamente, se non collabora, Pioli deve avere il coraggio di lasciarlo fuori. Altrimenti quel giocatore danneggia tutta la squadra.
Leao, evoluzione o involuzione?
Spesso viene criticato Rafa Leao, tornato al gol in campionato lo scorso weekend dopo cinque mesi in letargo. In campo, dal numero 10 del Milan ci si aspetta sempre il massimo. Sacchi anche sul portoghese è chiaro:
Ha enormi qualità, ma deve giocare per la squadra e con la squadra. Invece gioca prevalentemente da solo. Il temperamento è genetico: ce l’hai o non ce l’hai. Spero che lui ce l’abbia perché, tirandolo fuori, diventerebbe un campione.
Ridurre la distanza dall'Inter non sarà facile, ma il Milan ha il dovere di pianificare a fine stagione un mercato importante. Misurato, attento, intelligente. Per Sacchi il gap con i nerazzurri si elimina «con la forza delle idee».
L’Inter sta giocando un calcio spettacolare, moderno, europeo. E non è giusto criticare Milan e Juve perché non riescono a tenere il passo dei nerazzurri. Però bisogna saper leggere le situazioni e operare di conseguenza. Il Milan dovrà prendere giocatori funzionali al prezzo giusto. Ma per farlo serve competenza in chi decide, quindi nei dirigenti.