Milan, le punte segnano poco: il giocatore rappresenta già un rimpianto
In attacco i numeri preoccupano: i rossoneri segnano poco e subiscono tanto. Poteva essere lui l'uomo giusto per Fonseca?
“Siamo sempre con l’occhio aperto per vedere se portare qualcosa, siamo sempre in dialogo con il mister per vedere se c’è qualcosa che serve o non serve e se serve qualcosa interverremo”. Aveva esordito così Zlatan Ibrahimovic prima della sfida di Champions League contro lo Slovan Bratislava: il dirigente rossonero ha anticipato, in qualche modo, la strategia di mercato che la società di via Aldo Rossi andrà ad attuare nel prossimo mese di gennaio. Non ci saranno dunque dei clamorosi colpi di scena, ma mosse mirate al miglioramento della rosa. Il piano attuato dai vertici del Milan potrebbe però rivelarsi rischioso data l'attuale situazione in casa rossonera: i risultati altalenanti, le prestazioni di alcuni singoli che spesso mancano l'appuntamento con la sufficienza in pagella, l'assenza di una vera e propria idea di gioco che fino ad ora ha penalizzato in termini di punti conquistati.
I problemi però non sono imputabili unicamente alla difesa: fino ad ora saranno state 22 le reti subite in 17 partite giocate tra Serie A e Champions League; ma il numero dei gol realizzati rimane preoccupante. Per una squadra del blasone del Milan, 30 reti messe a segno sono poche, una media di 1,76 gol a partita. L'attacco del Milan può contare sui soli Morata ed Abraham (6 gol in due), data l'operazione delle ultime ore a cui è stato sottoposto Jovic.
Ecco dunque che si riapre il capitolo dei rimpianti, questa volta declinato sul piano delle occasioni sprecate: il giocatore, che per mesi è stato obiettivo primario del mercato rossonero, oggi nella sua nuova squadra sta rendendo al meglio, ritagliandosi sempre spazi importanti. Se De Ketelaere, Adli e Kalulu rappresentano i talenti persi dai rossoneri, l'ormai veterano del campionato di Serie A è l'emblema dell'esistazione, del colpo mai affondato.
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