Nella cornice dell'Auditorium del Centro Tecnico Federale di Coverciano è andata in scena la cerimonia per la dodicesima edizione della “Hall of Fame del Calcio Italiano”, in cui calciatori, calciatrici, allenatori, dirigenti e arbitri vengono premiati secondo i voti espressi da una giuria di giornalisti sportivi presieduta dal presidente della Fondazione del Museo del Calcio Matteo Marani.

Tra i premiati, anche l'ex rossonero Andriy Shevchenko (per la categoria “Calciatore straniero”), che ha vinto il Pallone d'oro nel 2004 e si è distinto tra le fila dei rossoneri durante gli anni Duemila. Presente alla cerimonia anche colui che decise di portarlo a Milano, ovvero Ariedo Braida (premiato come dirigente), all'epoca direttore generale del club rossonero. L'ex stella rossonera ha dedicato una toccante lettera al suo Milan, portando sul palco con sé una maglia e un paio di scarpini.

Di seguito le sue parole in merito alla maglia:

È molto speciale, Fondazione Milan ha replicato la maglia della finale di Champions League 2002/03 ed è stata fatta per supportare un progetto di beneficenza in Ucraina. Che aiuto può dare il calcio alla popolazione ucraina? Il calcio in genere esporta valori e forza, aiuta le persone. E' un ponte che può costruire rapporti e poi lo sport può essere usato come una terapia. In Ucraina la gente sta soffrendo tanto, soprattutto i bambini, e io voglio ringraziare Gravina per l'ospitalità in questo bellissimo centro.

Sugli scarpini:

Sono scarpe che usavo nel 2012, quando stavo finendo la mia carriera da calciatore: le ho usate nell'Europeo in Ucraina e Polonia e quello è stato uno dei momenti più belli della mia carriera.

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