Franco Baresi, vice presidente onorario del Milan e icona storica della squadra, ha recentemente condiviso le sue riflessioni in un’intervista con Il Corriere della Sera. Parlando della sua vita dopo il calcio, Baresi ha raccontato del suo percorso di adattamento, enfatizzando come il suo libro Ancora in gioco cerchi di esplorare la nuova fase della sua vita, fatta di viaggi ed emozioni. Sebbene sia molto conosciuto all'estero, ha sottolineato di sentirsi ancora amato e rispettato in Italia, un legame che non si è mai spezzato.

Un aneddoto curioso riguarda lo stadio "Franco Baresi" in Mongolia. Baresi ha spiegato che, pur avendo messo la prima pietra, lo stadio non è mai stato completato, rivelando che l’iniziativa fu una mossa elettorale di un politico locale che sfruttò la sua presenza. L’ex difensore ha anche ricordato la drammatica finale dei Mondiali 1994 contro il Brasile, dove l'Italia perse ai rigori. Baresi ha parlato con rispetto del successo brasiliano, riconoscendo il merito della squadra avversaria e parlando della cultura sportiva che insegna a celebrare anche la grandezza degli altri.

Nel corso dell’intervista, Baresi ha discusso anche del calcio come strumento per alleviare le sofferenze, raccontando esperienze vissute in zone di guerra e con bambini malati. Ha parlato della capacità del calcio di unire le persone e di come certe esperienze abbiano arricchito la sua visione del mondo. Inoltre, ha riflettuto sulla generazione di calciatori di oggi, sottolineando come i giovani abbiano maggiori pressioni rispetto alla sua generazione.

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