Fabio Capello, che critiche al Milan! Ne ha per tutti (o quasi)...
Capello critica il Milan: «Hernandez non è un leader. Mancanza di voglia nella sconfitta con la Fiorentina».
Fabio Capello, ex giocatore e allenatore del Milan, ha espresso il suo disappunto riguardo al momento difficile che sta attraversando la squadra rossonera, reduce dalla sconfitta contro la Fiorentina. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ha innanzitutto criticato il comportamento di Theo Hernandez, sostenendo che chi indossa la fascia da capitano deve essere un leader capace di unire e ispirare i compagni:
Altro comportamento non da Milan. Ce li ricordiamo Baresi e Maldini, no? Hernandez, invece, ha portato solo negatività al gruppo con i suoi atteggiamenti.
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Decisione collettive sui rigori
Sulla questione “rigorista”, che da ore sta facendo discutere tifosi e addetti ai lavori (l'incaricato era Pulisic ma al Franchi hanno calciato dal dischetto Theo e Abraham), Capello ha affermato che le decisioni devono essere prese collettivamente e rispettate in campo:
Ciò che è accaduto è semplicemente inaccettabile. Quando si prepara una partita, si fanno e comunicano delle scelte ben precise. Vale per i corner, le punizioni e naturalmente i rigori. È successo anche dopo l’intervallo. Non deve esistere mai che i calciatori facciano quello che vogliono. Poi però vedi il capitano della squadra, colui che dovrebbe portare sul campo il dettame dell’allenatore, prendere il pallone e decidere praticamente in autonomia che il primo rigore lo calcia lui. Non va bene…
L'elogio a Leao
Analizzando la partita contro la Fiorentina, Capello ha notato un passo indietro rispetto alle prestazioni recenti. A Firenze la squadra di Paulo Fonseca è sembrava priva di voglia di lottare. Il Milan ha perso perché ha desiderato meno la vittoria rispetto agli avversari. Infine, Capello ha elogiato Rafael Leao per la performance mostrata nel secondo tempo:
È innegabile che Leao nella ripresa stesse facendo delle cose interessanti. Era in partita, a differenza di altre volte. Fonseca, però, ha spiegato le ragioni del cambio con Okafor. Voleva più profondità e di sicuro lo svizzero ne garantiva più di Rafa. Io non criticherò mai un allenatore per una scelta tecnica o tattica: si è giocato una carta in più, poi può pure essere andata male, ma è il suo dovere prendere delle decisioni.
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