Alvaro Morata e l'Italia hanno un legame particolare, indissolubile. E non solo perché la moglie dell'attaccante spagnolo dell'Atletico Madrid, Alice Campello, è nata nel nostro Paese, originaria di Mestre. Morata nella sua esperienza in Serie A ha lasciato un ricordo positivo ovunque, alla Juventus soprattutto. Tutti la scorsa estate lo hanno chiamato: “Torna qui!”. Allegri, Simone Inzaghi, Mourinho a Roma, anche Pioli lo avrebbe accolto molto volentieri nello spogliatoio del Milan. Le condizioni per un nuovo trasferimento in Italia sembrano buone:

Ero in una situazione particolare, col contratto con l’Atletico Madrid in scadenza. L’ho rinnovato variando di parecchio le mie condizioni economiche per questioni di fairplay finanziario e massa salariale del club, e cambiando anche le condizioni per un’eventuale vendita.

Anche il Milan sulle tracce dell'attaccante spagnolo

Morata alla Gazzetta dello Sport racconta la sua estate a un passo dalle big del nostro campionato:

Si sono fatti vivi dal Milan, poi mi hanno chiamato gli allenatori, perché ho buoni rapporti con tutti. Allegri mi ha allenato. Lo stesso vale per Mourinho, che in più mi ha fatto debuttare nel Madrid. Mi piaceva l’idea di andare a Roma e alla Roma, per giocare con Dybala e in un club e in una città piene di passione dove si vive il calcio come in Sudamerica. Con Inzaghi ci conosciamo da anni, ci siamo trovati in vacanza: è un allenatore incredibile e una persona spettacolare con la quale fa piacere passare del tempo, stare insieme, parlare. È uno che trasmette tanta energia positiva.

Alvaro Morata maglia verde Atletico Madrid

La svolta dopo l'incontro con l'allenatore

Alla fine però il destino ha scritto un nuovo capitolo a Madrid, sponda Atletico. Cosa ha inciso? Dopo una chiacchierata di mezza estate è cambiata la volontà del Cholo Simeone. Non è servito molto a convincere Morata:

Ci tengo a dire una cosa: in tanti pensano e dicono che noi due non andavamo d’accordo. Non è vero, avevamo un’ottima relazione. Che la scorsa estate è migliorata, perché ci siamo conosciuti meglio a livello personale. Sul piano calcistico era già tutto chiaro, abbiamo fatto un passo avanti a livello di conoscenza reciproca, e la cosa ha aiutato entrambi: io non ho mai giocato tante partite da titolare con l’Atletico come quest’anno, e sono arrivati anche tanti gol.

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