Adli: «Pur di restare al Milan ho detto a Pioli una bugia»
Il francese intervistato dall'Equipe: «Secondo l'allenatore, dovevo fare un salto tattico, come tutti i giocatori che arrivano in Serie A».
Un bugia per tenersi stretto il Milan. Yacine Adli ne ha parlato all'Equipe, intervistato a poche ore dalla sfida di Europa League contro il Rennes:
I dirigenti del Milan erano contenti del mio impegno e questa estate volevano che rimanessi. Anche il discorso di Pioli era simile, non ho mai avuto problemi con lui, rispettavo le sue scelte come allenatore e il Pioli uomo è sempre stato onesto. Ha adottato un nuovo sistema con un mediano e due centrocampisti centrali e all'inizio della stagione mi ha detto: "Abbiamo fatto altre scelte, devi trovare una via d'uscita". L'ho ringraziato per la sua onestà e gli ho detto che poteva contare sulla mia serietà fino alla mia partenza. Sono rimasto nel gruppo perché lavoravo duro, preparavo i titolari e l'allenatore mi ha persino portato in tournée negli Stati Uniti. Lì, mi ha detto che il Club stava cercando un mediano difensivo ma pensava che potessi dire la mia. Gli ho risposto che avevo già giocato in quella posizione... anche se non sono nemmeno sicuro che sia vero!
Adli e l'evoluzione con la maglia del Milan
Nel 2022 l'arrivo al Milan in uscita dal Bordeaux, tanta panchina e poi la chance arrivata in campo e sfruttata alla grande. Oggi Yacine Adli si sente decisamente migliorato, come uomo e come professionista:
Sono maturato molto. Ciò che mi ha colpito di più arrivando al Milan è stata la forza dell'istituzione. Non ho mai mollato perché non ero messo male negli allenamenti. Secondo l'allenatore dovevo fare un salto tattico, come tutti i giocatori che arrivano in Serie A. Dovevo migliorare in difesa. E poi, nel ruolo di trequartista c'erano Brahim Diaz che stava facendo bene, e Charles De Ketelaere che era stato il grande acquisto dell'estate. Ero in fase di apprendimento e gerarchicamente partivo dietro di loro. Era difficile conquistare un posto in campo.
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Una smisurata forza di volontà
Se Yacine ce l'ha fatta è anche grazie ai sostegno avuto dagli altri giocatori francesi presenti in squadra. Un percorso di crescita il suo, nato però principalmente dal carattere da condottiero che lo ha sempre contraddistinto. Adli poi è un ragazzo molto socievole, l'uomo spogliatoio che qualsiasi allenatore vorrebbe avere nella propria rosa: giorno dopo giorno, pur non collezionando minuti in campo, a Milanello è riuscito a ritagliarsi anche un ruolo da “leader”, o qualcosa di molto simile.
Non ho mai mollato agli allenamenti e l'intensità era massima ad ogni sessione. Non ero nella lista della Champions League e quindi a volte mi allenavo da solo, con un preparatore. Non volevo perdere tempo, dovevo essere pronto per ogni eventualità. Avevo un buon rapporto con tutti, avevo un peso nello spogliatoio, ero un punto di riferimento, anche se giocavo poco.